Sotto il chador

Azam Taleghani, figlia dell’ayatollah iraniano morto da circa un anno, guarda i giornalisti dall’alto di una pedana. È avvolta in un chador grigio ma porta  ai piedi gli zoccoli svedesi comprati a Copenaghen da  dove  è appena  arrivata dopo la chiusura della conferenza mondiale dell’Onu   sulla   condizione  della donna. Nella sala  stampa  dell’ambasciata  dell’Iran molti ritratti  di Khomeiny  ci scrutano severi, ma evidentemente non sembrano sufficienti a un gruppo di giovani iraniani che attaccano sulla porta anche una foto di una bambina in chador che stringe tra le braccia un manifesto con l’Imam. Le prime parole tradotte dall’interprete, la signora parla in Farsi, sono “Dio solo è grande” e scendono solenni sulle nostre teste chine a prendere appunti. Dopo aver letto una breve introduzione sulla storia della rivoluzione islamica, Azam Taleghani si appresta a rispondere alle domande che fioccano senza interruzioni. La signora risponde lentamente e con grande sicurezza. E’ una militante che ha conosciuto la prigionia e la tortura il cui scopo politico oggi è quello di propagandare la rivoluzione islamica fuori dal suo paese. Alle domande di politica interna e internazionale risponde pressappoco così: degli ostaggi americani ce ne occuperemo se e quando il nostro popolo lo vorrà. Non è vero che perseguitiamo le forze progressiste( ma che vuol dire esattamente progressiste?): impediamo solo l’azione delle forze seguaci del capitalismo che vogliono sovvertire la nostra rivoluzione. In occidente gli stati forse non si difendono? Non ci sono ex seguaci di Taleghani diversi dai seguaci di Khomeiny; Taleghani ha sempre condiviso le posizioni di Khomeiny, ve lo assicuro io che sono sua figlia. Sulla questione curda c’è da dire intanto   che   il   popolo   curdo   la  pensa come noi mentre gli autonomisti fanno parte di un complotto sionista- imperialista per costruire una nuova Israele nel nostro paese. Una protesta per le navi militari che ii governo italiano invierà all’Iraq, e le dichiarazioni più politiche sono finite. Le risposte sulla lapidazione delle adultere, la poligamia, il ripudio,  l’uso del Chador, non possono considerarsi però una cosa a parte. folcloristica, tra politica interna, e internazionale e vita quotidiana non c’è separazione in Iran. Ma sarebbe difficile trovare nell’esperienza iraniana dei suggerimenti utili per noi che ci siamo sforzati in questi anni a trovare un legame tra Il personale e il politico. «La lapidazione è stata una cosa sbagliata. ma l’adulterio è una colpa. No! non siamo per la libertà sessuale. La sessualità è una cosa che riguarda la famiglia e basta. Voi chiamate libertà quella che è sostanzialmente una schiavitù per gli esseri umani, noi non seguiamo ciecamente gli istinti come gli animali». La poligamia? È praticamente un’istituzione sociale. Non si possono lasciare abbandonati nelle strade tanti bambini orfani. Questi bambini spesso hanno sorelle e allora un uomo dopo averne parlato con sua moglie ne sposa una. Così i bambini trovano una famiglia…

Non ci troviamo semplicemente davanti a un caso di annullamento del tempo come sostengono molti in  occidente. La signora Taleghani dice che per capire la rivoluzione islamica  bisogna aver chiaro che si tratta dell’applicazione di una visione del mondo. Certo una visione del mondo   totalizzante   che   vuole spiegare tutti gli avvenimenti e  giudicare  ciò che è giusto e ciò che non lo è. L’Islam mette al  centro  le  leggi  scritte  nel  corano,  la parola di Dio.  In  occidente,  sarebbero al primo posto istinti e bisogni materiali. L’uomo occidentale è quindi come un animale, l’uomo islamico invece è un uomo che segue i precetti del Signore, che non separa politica e religione, ma cerca precetti unificanti. Di ideologie che volevano spiegare tutta la realtà ne abbiamo avute parecchie in occidente, qualcuna l’abbiamo anche vissuta personalmente e stiamo cercando con sforzo di liberarcene visto che nulla più che un criterio di interpretazione nella pratica diventa  assai  presto  «chi non è con me è contro di me». I «complotti», come li chiama la signora Taleghani, in Iran, aumentano sempre di più e i «sionisti imperialisti» si diffondono progressivamente. Lo sono diventati gli autonomisti curdi, i giornali che parlano in modo critico dei fatti iraniani, i feddayn, i marxisti, le donne che non vogliono il chador. Subordinare la propria azione quotidiana ad una visione trascendente può essere una posizione rispettabile, ed  ogni  persona dovrebbe essere libera di orientare la propria vita in questo senso. Ma quando è lo stato che recita il corano  (o  qualunque altro testo sacro o ideologico) la libertà propagandata puzza di obbligo e di arbitrio. La parola di dio non scende direttamente dal cielo.  In  genere  è  rivelata a qualcuno che si fa carico di spiegarla al popolo ignaro.

Il manifesto 1 agosto 1980

1 commento su “Sotto il chador”

  1. Questo articolo me lo ricordo bene. A suo tempo scatenò moltissime polemiche e un vasto dibattito su come conciliare il femminismo con le differenti culture. Per carità, non certo con la lapidazione o le escissioni. Se si pensa che sono passati 40 anni e in Iran e nel paesi islamici le donne hanno dovuto ricominciare da zero… Per fortuna oggi esistono molte donne nel mondo islamico che la pensano in modo diametralmente opposto alla signora Taleghani, ma il tema della conciliazione fra multiculturalismo e cultura delle donne resta ancora attuale, come dimostra il dibattito sull’uso del chador in Europa ..

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