Un percorso politico culturale
a cura del Comitato promotore del sito
Giuseppina Ciuffreda (30 novembre 1944 – 7 luglio 2015) è stata una giornalista formatasi alla scuola del manifesto, cui è arrivata dopo gli studi (laurea in filosofia alla Sapienza di Roma), e dopo una militanza nei collettivi femministi, dove ha maturato “uno sguardo di genere” – una dimensione ineludibile per capire e cambiare il mondo. Come giornalista in attività per più di un trentennio, ha prodotto oltre 1600 articoli, scritti in prevalenza per il manifesto, oltre a molti altri saggi. Intellettuale colta e non solo erudita, curiosa, radicale ma non settaria, visionaria e fuori dagli schemi, capace di visione strategica e quindi politica nel senso più alto del termine, ha coltivato anche una ricerca legata alla spiritualità, che andava oltre le apparenze, a cercare la radice profonda delle cose.
Il suo impegno di ricerca era di solito legato all’attualità delle vicende internazionali; altre volte invece ricostruiva, attraverso un lungo lavoro di ricerca, le radici teoriche dei movimenti con cui era venuta in contatto. Inviata del manifesto nei paesi dell’Europa dell’Est negli anni ’80, si è schierata dalla parte dei movimenti dei dissidenti, contro l’Urss ormai indifendibile sia sul piano politico che su quello dello sviluppo
L’ecologia e la natura sono le lenti attraverso cui ha letto e raccontato le vicende del mondo. In particolare ha analizzato la rimozione della natura da parte della politica, “un abbaglio moderno, che destra e sinistra hanno condiviso”. La rimozione della natura è stata da lei considerata la ragione principale dell’incapacità della sinistra socialdemocratica ad affrontare positivamente le sfide della globalizzazione neoliberista, perché ferma alla contraddizione novecentesca capitale-lavoro e pertanto incapace di riconoscere le radici dei movimenti, ben piantate nella natura.
Un elemento fondante del suo pensiero e del suo impegno è stato il debito comune verso la biosfera, denunciato fin dal 1988 dalla “Campagna Nord-Sud, Biosfera, Sopravvivenza dei popoli”, lanciata da Alexander Langer. Di questa Campagna, nata in Italia da un originale connubio fra associazioni ambientaliste e organizzazioni non governative di solidarietà con il Sud del mondo, Giuseppina è stata perno vitale fino al 2012, e ad essa ha dedicato energie e scritti che non solo raccontavano la cronaca dei movimenti ma indagavano anche le radici teoriche e filosofiche per le quali bisognava mutare radicalmente le politiche globali e i comportamenti individuali, specie nei paesi del Nord del mondo.
La tesi di fondo era semplice: affermare che tutti gli abitanti del pianeta hanno un comune debito ecologico, che sopravanza di gran lunga le ragioni e i motivi del debito finanziario, perché è soprattutto un debito verso la biosfera. Questa tesi, fatta propria da movimenti ecologici del Nord e del Sud del mondo, ha subito reso chiaro che o ci si salva insieme o non ci si salva affatto. In nome di uno sviluppo cieco, infatti, si distruggono ecosistemi sensibili, che vivono in equilibri complessi e sempre in bilico, generando povertà e ingiustizie che hanno molte conseguenze.
Dai contadini custodi di ecosistemi unici ai diritti degli indios intimamente legati alla sopravvivenza delle foreste, e quindi alla sopravvivenza della biosfera, la Campagna ha fatto emergere come il cammino dello sviluppo illimitato e valido ad ogni latitudine fosse sbagliato e destinato alla scomparsa dell’umanità. Altri punti di vista andavano quindi assunti o perlomeno sondati: quello di Gaia che definisce la Terra come un organismo vivente, o della Madre Terra, secondo la spiritualità indigena. In una parola il diritto del Pianeta ad esistere oltre l’antropocentrismo. Ai temi sollevati dalla Campagna Nord-Sud e ai suoi filosofi di riferimento, primo fra tutti Ivan Illich, Giuseppina ha dedicato il meglio delle sue forze, facendone conoscere iniziative e idee dalle pagine del manifesto.
All’approccio sviluppista e all’egemonia del mercato come unico arbitro delle politiche globali bisognava opporsi. Ma bisognava anche fare di più: ognuno è chiamato alla scelta, anche nei propri comportamenti individuali. Dopo aver indagato le comunità che in tutto il mondo avevano scelto forme di vita alternative, in netta rottura con il modello tecnologico e consumistico prevalente, descritte nel libro Vivere Altrimenti (cfr. la sezione bibliografia), Giuseppina ha deciso di tornare a studiare, allentando il suo impegno di giornalismo attivo. Lunghi periodi all’estero, prima in Inghilterra e dopo in Germania, le hanno fatto maturare la convinzione che non ci si può affidare né al mercato né allo stato. La chiave è nel bene comune, nei beni comuni, nelle comunità. Per questo bisogna diffondere buone pratiche e buone idee.
Nasce così la rubrica “Ambiente viziato” (2011-2013), una summa di 87 pezzi brevi che descrivono i gesti quotidiani e le idee per salvare il Pianeta. Una semina il cui raccolto è arrivato molto tempo dopo, quando le sensibilità sono cambiate e i temi contenuti nella rubrica sono diventati – anche se finora solo in parte – comportamenti diffusi e convinzioni radicate soprattutto nei giovani. In questo senso, Giuseppina si può definire un’ “utopista concreta”.
Tornata in Italia, ha lavorato su molte tematiche, collaborando con varie riviste (come ad esempio Capitalismo Natura Socialismo), associazioni (come Miladonnambiente di Pescara; Libera di Don Ciotti, ed altre. Nelle sue intenzioni, “Ambiente Viziato” era anche l’anticipazione di un progetto più ambizioso: un libro intitolato “Ritorno alla natura – Dai fumi di Londra alla terra giardino- Storia di un movimento planetario”, concepito come un vasto compendio di esperienze, personaggi e idee per garantire alla Terra un futuro in armonia con la Natura. La malattia e la morte non ne hanno consentito la redazione finale ma i materiali sono oggi conservati nel suo archivio, ben più vasto, riversato alla Casa Internazionale della donna di Roma.
Il 12 marzo 2015, nella sua ultima uscita pubblica per ricevere il premio di giornalismo ambientale Wangari Maathai, assegnatole dall’associazione A Sud, Giuseppina ha rievocato la sua lunga battaglia. Una vita dedicata a scrivere di ambiente e di natura, di alternativa e di movimenti, che oggi viene riassunta in questo sito. Un punto di vista sempre originale, a volte complesso, a volte semplificato come nelle varie rubriche da lei pubblicate sul manifesto, che si vuole condividere con la certezza che il suo contributo sia oggi più attuale che mai.

Giuseppina Ciuffreda è nella foto la terza da destra, in prima fila.