Un motivo c’è se la maggioranza delle madri culla i neonati sul braccio sinistro. Il comportamento riscontrabile in 83 mamme su 100 – e nell’80 per cento dei padri – non è casuale ma è anzi fondamentale per lo sviluppo equilibrato del bambino. Lo affermano il pediatra Harry Sieratzki, del dipartimento pediatrico dell’Hammersmith hospital, e il professor Bencie Woll, docente alla City University di Londra, in una comunicazione pubblicata nell’ultimo numero della rivista medica britannica Lancet, ripresa ieri in prima pagina dai quotidiani The Times, Indipendent e dal Guardian. La tesi ha a che fare con i due emisferi del cervello e le parti del corpo ad essi collegate. Secondo i due studiosi la madre culla istintivamente con il braccio sinistro perché così la voce e il canto raggiungono l’orecchio sinistro del bambino. E l’orecchio sinistro è a più stretto contatto con l’emisfero cerebrale destro, che ha il ruolo più importante nella ricezione e rielaborazione di “toni e melodie” fondamentali per lo sviluppo emotivo equilibrato del neonato. L’emisfero destro – area della percezione delle immagini, delle intuizioni, della gestione dello spazio, dei processi di sintesi – è anche la sede degli stimoli emotivi ed affettivi. Per cui riceve ed elabora la qualità musicale del linguaggio e le emozioni di cui sono impregnate le parole.
“La ninna-nanna – sostengono Sieratski e Woll – non sarebbe affatto percepita allo stesso modo se arrivasse attraverso l’orecchio destro”. Piú legato all’emisfero sinistro del cervello, che presiede al linguaggio, al calcolo, al pensiero logico-analitico razionale (l’uso del cervello destro sembra prevalere nel pensiero creativo).
Finora gli esperti davano in genere un’interpretazione più utilitaristica del modo piú comune di cullare: le mamme userebbero il lato sinistro perchè così hanno la mano destra libera per altre attività. Ma i due ricercatori sottolineano che culla automaticamente a sinistra anche il 78 per cento delle mamme mancine. Sieratzki e Woll contestano un’altra teoria secondo cui i bambini sono tenuti in braccio a sinistra in modo da tenere il loro orecchio destro sul cuore della madre, il cui battito avrebbe effetti rilassanti. Cruciale sarebbe invece proprio la melodia della voce. “Dopo il trauma della nascita il bambino ha bisogno di rassicurazioni – affermano i due ricercatori -. La mamma crea un legame offrendogli i suoi sentimenti tramite il tatto, le espressioni facciali ma in particolare per mezzo dei suoni. Questi suoni compongono una melodia con poche o con nessuna parola… Si tratta di un profondo istinto materno. Persino le mamme sorde fanno vocalizzi per i loro bambini sordi, sebbene nessuno dei due possa udire i suoni”.
I due ricercatori citano anche il Talmud, l’antico libro della legge ebraica, che avverte:”Le madri quando cominciano a nutrire il figlio devono iniziare dalla parte sinistra, perché la fonte di ogni conoscenza nasce dalla sinistra”.
La musica insegna
L’ascolto della musica aiuta la concentrazione e l’educazione musicale aiuta nell’apprendimento delle altre materie e nella vita sociale. Lo affermano studiosi delle università di Friburgo, in Svizzera, e di Salisburgo, in Austria, in una ricerca ripresa dal settimanale britannico di scienze divulgative New Scientist.
La svizzera Maria Spychiger e l’austriaco Jean Luc Patry hanno lavorato con 1.200 bambini divisi in due gruppi di 35 classi. Nel primo gruppo per l’educazione musicale erano previste le due lezioni a settimana di norma, nel secondo gruppo queste sono state elevate a cinque mentre sono state ridotte le lezioni di lingua straniera e matematica. Dopo tre anni i bambini sono stati sottoposti a test per la valutazione dell’intelligenza e i loro insegnanti sono stati intervistati.
I livelli intellettivi sono risultati simili, ma i ragazzi che avevano studiato più musica avevano imparato a leggere e scrivere più velocemente degli altri, mostravano più capacità sintetiche e riassuntive e di apprendere più facilmente la matematica e le lingue, le stesse materie penalizzate dallo studio della musica. Inoltre erano meno irrequieti e più capaci di socializzare. Secondo Spychiger l’ educazione musicale insegna ad ascoltare e per questo spinge i ragazzi ad essere più attenti e a interagire in modo più maturo.

Il manifesto 22/06/1996
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