Il legame tra natura e spiritualità, perduto nei secoli, sembra oggi sempre più forte. In questi giorni un gruppo di ecologisti inglesi di Sacred Land e verdi italiani attraversano l’Italia per scegliere un luogo sacro. Una settimana fa a Kathmandu leaders di undici grandi religioni e ambientalisti si sono ritrovati in una grande manifestazione comune. Sempre in Italia lo scorso anno, a Camaldoli, si è svolto un convegno affollatissimo su “Natura e spiritualità” e nuovi incontri ci sono stati a novembre ad Arezzo, nel parco delle foreste casentinesi, e a Napoli (sui giardini sacri) mentre la conferenza degli ordini religiosi era centrata su ecologia e religione. Se provate infine a cercare su Internet, troverete il sito italiano www.ecospirit.it.The Sacred Land Project è stato fondato nel 1997 in Gran Bretagna da Martin Palmer, che ha raccontato il suo percorso in Sacred Britain, the Book that Started it All. Centro del progetto è la ricerca di un legame spirituale con il territorio. Per questo non solo recupera santuari, monumenti, antichi cimiteri e vie di pellegrinaggio ma ne crea di nuovi, per la preghiera, la meditazione e la vita di comunità. Sono luoghi di pacifica riflessione e di ricerca di una identità comune delle comunità locali, dove hanno un ruolo poeti, ambientalisti, storici e storytellers. E’ un programma che ha come soggetti i gruppi locali ed ha ricevuto il sostegno di leaders religiosi e del Wwf. Tra i siti recuperati ci sono: una riserva naturale in Galles, dove si tramanda che un coniglio selvatico inseguito da un principe trovò rifugio da un monaco; la cappella di nostra signora nello Yorkshire, mentre in Scozia, l’area centrale della città di Wigtown è stata ridisegnata come isola pedonale, dove residenti e turisti possano riflettere in pace.Martin Palmer coordina anche l’Alliance of Religions and Conservation (Arc), patrocinata dalla casa reale britannica, cui aderiscono ambientalisti e fedeli delle maggiori religioni mondiali: buddhisti, cristiani, musulmani, ebrei, baha’i, hindu, jainisti, shintoisti, taoisti e zoroastriani. L’idea è nata ad Assisi nel 1986 e si è concretizzata nel 1995 in Gran Bretagna. Il legame con Assisi è stato confermato dal francescano Massimiliano Mizzi, che ha portato a Kathmandu una pietra della basilica crollata con il terremoto. Il Wwf, in Nepal per il suo congresso annuale, e Arc si sono incontrati in una celebrazione in cui sono state presentate 26 delle migliaia iniziative di protezione della natura con l’adozione di stili di vita semplici, realizzate da Arc. Tra di esse, un gruppo di chiese statunitensi – che raccolgono 40 milioni di fedeli – si sono accordate su azioni comuni dirette a diminuire l’emissione di Co2 e l’effetto serra; i buddhisti della Mongolia hanno reintrodotto il bando alla caccia del leopardo delle nevi mentre quelli cinesi, insieme ai taoisti, hanno lanciato una campagna per salvare le montagne sacre; la chiesa luterana svedese ha deciso di gestire in modo sostenibile le foreste di cui è proprietaria (un quarto del totale); la chiesa cristiano ortodossa ha organizzato tre aziende agricole biologiche nelle isole del Dodecanneso; gli hindu dell’Orissa non useranno più un legno particolare, pregiato, per la loro maggiore festa annuale.Un incontro importante tra religiosi e ambientalisti c’era stato già alcuni anni fa a Patmos, sull’Apocalisse di Giovanni. E a guardar bene i rapporti sullo stato del mondo che gli ambientalisti diffondono dagli anni Ottanta raccontano con termini scientifici quel che i profeti predicavano, rivolgendosi a re e popoli: cambiare lo stile di vita per evitare la collera divina. Gli ambientalisti spiegano invece oggi ai politici con dati e diagrammi che è necessario ridurre i nostri consumi se vogliamo evitare, o almeno ridurre, gli effetti disastrosi del nostro modo di vivere.I re a volte si pentivano, i nostri politici invece fanno orecchie da mercante. E la riunione da poco conclusa a L’Aja sul cambiamento climatico ne è la triste conferma. L’impotenza manifestata dai politici nasce forse da una sordità reale. Non capiscono davvero cosa accade, non hanno strumenti culturali per capire la gravità della distruzione della natura e, stretti dai tempi elettorali, agiscono solo sul breve periodo: era strabiliante che i nostri politici continuassero a beccarsi come i capponi di Renzo mentre mezza Italia franava.Per Grazia Francescato, la presidente dei Verdi italiani, unica politica presente a Kathmandu, l’incontro tra natura e spiritualità è destinato a crescere: “E’ diffusa una grande insoddisfazione per il materialismo e il consumismo delle nostre società. C’è un forte bisogno di anima e la natura è la via di accesso al divino, al sacro, da sempre”. Arc e Wwf hanno colto dunque i segni del tempo.Nella nuova unione natura spiritualità confluiscono sapienze antiche e nuove sensibilità. Nelle religioni orientali e nello sciamanesimo la natura è una forza potente sempre presente. Lo è meno nel cristianesimo e nelle altre religioni del Libro, salvo che nelle loro tradizioni esoteriche: gnosticismo, sufismo e cabala. Non è un caso che tra i cristiani presenti a Kathmandu troviamo soltanto i francescani italiani e alcune chiese statunitensi. La natura è in fondo Dio manifestatosi nella creazione, l’aspetto femminile negato dalle teologie basate su Vecchio e Nuovo testamento, una via di accesso diretto alla divinità non amata dalle chiese. Ma la natura vivente non piace nemmeno agli scienziati e nemmeno agli ambientalisti urbani, orientati verso riciclaggio e depurazione, poco propensi a battersi per un cambiamento radicale dello sguardo sul mondo e del nostro modo di produrre e consumare.Nello schieramento non organizzato degli ecospirituali confluiscono diverse sensibilità (vedi anche il sito www.belieft.com). I protagonisti intanto del risveglio spirituale e religioso di fine millennio, frettolosamente liquidati come apocalittici. Sono presenti ovunque nel mondo, sia nelle religioni tradizionali che nei nuovi movimenti religiosi. Ci sono poi gli ecologisti che aspirano a una vita sobria, ricca di senso, solidale: la rivista britannica Resurgence e la tedesca Renessance esprimono bene la loro visione. Infine i movimenti delle donne che nel mondo difendono la vita delle comunità cui appartengono, ispirate dal “principio femminile” che l’indiana Vandana Shiva ha elaborato facendo riferimento alla cultura hindu. Per tutti la Terra è un luogo sacro, un organismo sapiente, che ancora conosciamo poco, con il quale dobbiamo cooperare, vivendo in pace con gli altri esseri umani.

Il manifesto 03/12/2000