Dono augurale per il matrimonio di William Morris con Jane Burden, la bellissima figlia di uno stalliere icona dei pittori preraffaelliti, Red House è una costruzione che segna la storia dell’architettura. Hermann Muthesius, creatore del Werkbund tedesco, la definì «il primo esempio di casa moderna», concepita come un tutto e perfettamente inserita nell’ambiente naturale. Ma il suo design originale manifesta la complessa anima di Morris, nostalgica del Medioevo e insieme protesa verso un futuro venato di utopia. Mobili e decorazioni sono opera di Philip Webb, l’architetto, dello stesso Morris, di sua moglie Jane, finissima ricamatrice, e dei suoi amici più cari: Dante Gabriele Rossetti e sua moglie Lizzie Siddal, Edward e Giorgiana Burne-Jones, Charles Faulkner e le sue sorelle Lucy e Kate, Ford Madox Brown. Dopo la prima vendita, si sono alternati diversi proprietari. Quest’anno finalmente è stata acquistata (per più di un milione di sterline) dal National Trust ed è stata aperta al pubblico. Red House, così chiamata per il rosso dei mattoni, si trova nel Kent, a Bexleyheath, un villaggio non molto distante da Londra. Nonostante la dispersione di mobili e affreschi, tra cui il pannello centrale di Dantis Amor di Rossetti e l’armadio dipinto da Burne-Jones con motivi chauceriani, la casa conserva tracce rilevanti della non convenzionale compagnia. Già nell’ingresso troviamo una credenza verde dipinta da Morris con scene arturiane. Un’altra credenza di quercia laccata color sangue di drago con cerniere in ferro è nel soggiorno e un terzo mobile bianco sostiene una sorta di soppalco nel salotto, una delle stanze più affascinanti. Ai lati tre dipinti di Burne-Jones. Una splendida, intatta scala di quercia sovrastata da un soffitto dai motivi verde-blu-oro di influenza bizantina, è l’asse centrale della casa. Lo studio è totalmente moderno: tavolo funzionale, illuminato da tre delle cinque finestre, vista sul giardino, caminetto. Osservando il giardino, Morris creerà i primi motivi delle sue carte da parati, Trellis e Daisy.
Secondo Fiona MacCarthy, autrice della più completa biografia di Morris (William Morris: A Life for Our Time, Faber e Faber, London 1996), Red House fu una costruzione simbolica, il punto di partenza per la sua crociata contro il suo tempo. E anche una mostra dei prodotti dell’impresa artigiana (The Firm) fondata con Faulkner e Marshall, con la collaborazione di Burne-Jones, Madox Brown e Rossetti. Ma Red House non fu soltanto un progetto architettonico e un luogo ove sperimentare design innovativi. Fu anche, e soprattutto, un’esperienza di vita per un gruppo di artisti eccentrici e impegnati.
Morris era legato a Dante Gabriele Rossetti, fondatore (con Millais e Holman Hunt) della «Fratellanza dei pittori pre-raffaelliti», e a Edward Burne-Jones da un’amicizia che risale agli anni di Oxford. Conquistati dalle antiche storie di cavalieri narrate nella Morte d’Arthur di Malory e dalle poesie di Tennyson, avevano dipinto episodi del ciclo di re Artù sulle pareti della Debating Hall e, in una Oxford pervasa dal risveglio cristiano, avevano sognato di dare vita a novelle comunità monastiche. Red House, edificata sulla strada che i pellegrini percorrevano verso Canterbury, nella visione di Morris doveva diventare una sorta di Camelot dell’Ottocento, la residenza conviviale di una comunità di amici creativi impegnati a rinnovare il mondo con un progetto personale, politico e artistico. Ned e Giorgiana dovevano abitare in un’ala ampliata della casa, e anche Rossetti e Lizzie. Gli amici cari arrivano per ora nel fine settimana. Dipingono, costruiscono mobili, affrescano pareti e soffitti. Morris, storyteller eccezionale, racconta mentre Georgiana, Jane e sua sorella Elizabeth ricamano, vestite con seducenti abiti comodi ideati da loro: il contributo pre-raffaellita al movimento di Reform Dress lanciato in Inghilterra e negli Stati Uniti dalle prime femministe e dai salutisti, contro il corsetto e le crinoline. Morris ha anche il pollice verde. Crea uno splendido giardino seguendo lo schema medievale raffigurato nei manoscritti miniati. Alberi da frutta, querce e castagni, roseti, gelsomini e fiori della passione rampicanti, bordure di lavanda e rosmarino, siepi di fragole creano un ambiente da favola. La sua opera segnerà profondamente i rinnovatori del giardino inglese, William Robinson e Gertrude Jekyll.
Il sogno dura cinque anni. Morris è affaticato per i continui viaggi a Londra, sede della Firm. Georgiana si ammala dopo la perdita di un figlio, Lizzie Siddal muore per una overdose di laudano e Rossetti, preso eroticamente da Jane, inizia con lei una storia artistica – la dipingerà ossessivamente – e personale che tormenterà Morris per anni. Red House chiude e i Morris, nel 1865, tornano a Londra, in Queen Square, seconda di una serie di case che scandiranno la loro vita.
La strana confraternita ispirò alcuni dei famosi acquerelli satirici di Max Beerbhom, ma fu una fonte di ispirazione straordinaria per le tante comunità Arts and Crafts create come alternativa alla produzione di massa da una folta schiera di artisti e intellettuali, da C. R. Ashbee a Edward Carpenter. Alla fine dell’800 saranno 130, molte delle quali situate in campagna per il ruolo centrale assegnato all’agricoltura organica, all’aria pulita e alla vita semplice. Ma devono molto a Morris anche il «Movimento Estetico» di E. W. Godwin e gli Omega Workshop di Roger Fry e Vanessa Bell, la sorella pittrice di Virginia Woolf: Vanessa e Duncan Grant, decorarono per anni Charleston Farm, nel Sussex, ritrovo campestre del gruppo di Bloomsbury.
Ogni casa di Morris ha segnato momenti importanti della sua vita e aspetti del suo impegno artistico e politico. Kelmscott House ad Hammersmith, a Londra, vide la nascita della casa editrice che tra il 1891 e il 1898 pubblicherà 53 volumi, rilanciando un’arte della calligrafia ancora viva in Inghilterra e recupererà l’antica tecnica dei manoscritti miniati. La casa fu la sede della «Lega socialista» fondata nel 1890 da un Morris deluso dalle formazioni della sinistra esistenti, cui aderì dai primi anni Ottanta. Le riunione si svolsero per anni nel giardino.Vi partecipavano regolarmente Eleanor, la figlia di Karl Marx; la scrittrice per l’infanzia Edith Nesbit e George Bernard Shaw, fondatori della Società Fabiana; la femminista e sindacalista Annie Besant, poi leader della Società Teosofica; l’illustratore di libri per bambini Walter Crane; il poeta Swinburne e il principe russo anarchico e ambientalista Kropotkin. Pioniere ecologista, Morris fonda anche un’associazione per la difesa del territorio contro la speculazione e l’inquinamento, convinto che alla base di una vita dignitosa ci fossero le comunità rurali locali, semplici ma creative, unite l’una all’altra in cerchi sempre più ampi. Un ideale che aveva tentato di vivere personalmente a Red House e che descriverà nel suo romanzo utopistico più noto, News from Nowhere. La risposta libertaria di Morris all’utopia statalista e industrialista di Looking Backward, pubblicata nel 1888 dallo statunitense Edward Bellamy, disegna un Medioevo trasformato dalle nuove tendenze culturali e politiche che l”800 sta incubando: socialismo, ambientalismo e femminismo.
Morris appartiene a quella generazione di intellettuali vittoriani, di cui John Ruskin fu il profeta, che reagirono al cattivo gusto dell’epoca, al degrado del design inglese e alla violenza della rivoluzione industriale sugli esseri umani e sulla natura, con un difficile e ambizioso progetto: unire l’istanza etica con la fruizione estetica. Poeta, artista, traduttore di saghe, imprenditore, artigiano straordinario, editore, miniaturista, autore di romanzi utopistici, imprenditore e socialista, William Morris è una figura chiave nella cultura inglese, e non solo. Ha ispirato infatti quasi tutti i movimenti di rinnovamento dell’arte in Europa, dalla Scuola di Glasglow di Charles Rennie Mackintosh, all’Art Nouveau francese e belga, fino a elementi importanti della Bauhaus di Walter Gropius. Ma la sua vocazione artistica non può essere scissa dal suo impegno politico, molto vicino ai movimenti ambientalisti e comunitari contemporanei. Convinto che la bellezza sia un diritto umano fondamentale al pari del pane, disgustato dalla perdita di qualità dei prodotti industriali e dalla violenza sugli operai, non solo sfruttati ma, soprattutto, privati della dignità e della gioia che possono nascere soltanto da un lavoro creativo, Morris scorge con grande anticipo gli effetti negativi della rivoluzione industriale sull’ambiente naturale, sul lavoro e sul tessuto sociale delle comunità. Vivente Felix Holt, il gentleman protagonista del romanzo di George Eliot che sceglie di diventare artigiano, celebra l’unione del lavoro intellettuale con quello manuale e rifiuta la gerarchia tra arti alte e basse, tra artigianato e belle arti. S’impegnerà politicamente nelle embrionali organizzazioni della sinistra, sarà in contatto con Marx e Engels e terrà conferenze per gli operai in tutta l’Inghilterra su «come viviamo e come potremmo vivere». Sostiene gli scioperi e viene arrestato, parlerà a Trafalgar Square a diecimila disoccupati nella domenica di sangue del 1887, il 13 novembre, quando un giovane manifestante fu ucciso dalla polizia. Fonderà la Lega socialista e cercherà di creare oggetti della vita quotidiana belli e accessibili al popolo. Un fallimento. Per il costo eccessivo dei magnifici manufatti, che abbelliranno invece le case dell’aristocrazia e della ricca middle class. Prevarrà il design industriale di Christopher Dresser quindi la produzione di massa senza qualità, mentre la Lega socialista libertaria cederà il posto ai partiti laburisti e al comunismo della Rivoluzione d’Ottobre. Ma gli operai, soprattutto i minatori con cui instaurò rapporti speciali, lo ameranno tanto da conservare gelosamente le copie dei suoi romanzi utopistici anche quando per fame avevano venduto tutto. E oggi, dopo il crollo dell’Unione sovietica e la crisi della sinistra, con l’esplosione drammatica dei disastri ambientali e la diffusione a macchia d’olio nel mondo dei nuovi movimenti di ecologia sociale centrati sulla comunità, il suo originale messaggio torna di nuovo attuale.

Il manifesto 17/10/2003