Rullo compressore sulle forze laiche in Iran

IRAN. La vendetta è giusta e naturale. Le inviate dell’lman Khomeiny a Copenhagen giustificano la lapidazione

COPENHAGEN. (gi. ci.) Alla conferenza mondiale per la donna organizzata dall’Onu c’è stato  un vivace dibattito in cui le donne iraniane presenti hanno cercato di spiegare alle occidentali il punto di vista delle donne della rivoluzione islamica. Ma più che ad uno scambio di esperienze si è assistito a un pronunciamento pro-Khomeiny. A chi chiedeva le motivazioni delle lapidazioni che ci sono state ultimamente in Iran, la signora Bakhtiar (che non è parente dell’ex primo ministro) ha risposto così “Per l’Islam la corruzione deve essere cancellata dalla faccia della terra e la peggiore corruzione è quella che sta dentro li rapporto di una donna sposata con un altro uomo perché coinvolge i discendenti”. E  aggiungeva che là dove è accaduto sono stati i parenti della donna a chiederla e bisogna capirli perché «l’idea della vendetta è naturale ed è difficile convincere la gente che esistono le leggi per la giusta punizione». Il problema principale per le donne iraniane oggi è quello di ristabilire la dignità della donna è questo è possibile solo se la donna non viene considerata uno strumento da sfruttare. E qui la signora Bakhtiar ha sviluppato un’analisi della condizione della donna nei paesi occidentali simile a quella fatta dal movimento femminista in questi anni. Le conclusioni sono state però un po’ diverse. Le donne iraniane non hanno alcuna intenzione di essere sfruttate due volte, come invece lo sono le occidentali, perché vogliono avere tutto il tempo necessario per dare l’amore al proprio marito e ai propri figli. Questo è il ruolo autentico della donna e non è quello di essere mezzi di distruzione per gli uomini, oggetti condizionati dei capricci della moda. Ed è forse per non subire in alcun modo le influenze perverse della moda che hanno deciso di mettere il chador. A chi lo chiedeva è stato risposto che, «quando si fa la rivoluzione non si sta a guardare come cl si veste, e soprattutto, come dice giustamente l’imam Khomeiny, non è il caso di perdersi dietro a dispute intellettuali». E poi il chador è un simbolo della rivoluzione e non è bene distruggere i simboli. La signora Yasdani, un’altra iraniana, aveva scritto una lettera polemica ai giornalisti presenti alla conferenza mondiale.

Il manifesto 23 luglio 1980

Lascia un commento